
Cosa succede ai debiti di una società di capitali quando questa viene cancellata dal Registro delle Imprese? Il Fisco può rivalersi sui soci della società estinta?
La risposta non è così immediata come si potrebbe pensare. Non basta la semplice estinzione della società per far scattare automaticamente la responsabilità dei soci. La legge prevede una procedura specifica che il Fisco deve seguire scrupolosamente. In questa guida, analizzeremo in dettaglio la normativa, la giurisprudenza più recente (inclusa un’importante sentenza delle Sezioni Unite della Cassazione) e i diritti dei soci, per capire quando e come il Fisco può legittimamente agire nei loro confronti.
Se una società di capitali si estingue, i soci sono automaticamente responsabili dei debiti fiscali?
L’estinzione di una società di capitali non comporta automaticamente la responsabilità illimitata dei soci per i debiti fiscali. C’è una procedura precisa che il Fisco deve seguire.
L’articolo 36 del Dpr 602/1973 Stabilisce che il Fisco può agire contro i soci di una società estinta, ma solo dopo aver accertato, con un atto motivato, la loro responsabilità. Ciò significa che l’Agenzia delle Entrate Riscossione non può semplicemente inviare una cartella di pagamento ai soci basandosi sul fatto che la società è estinta. Deve prima notificare un atto in cui spiega perché ritiene che i soci siano responsabili.
Responsabilità dei soci della società estinta
In generale, i soci possono essere ritenuti responsabili se:
- hanno ricevuto somme o beni dalla società durante la liquidazione;
- hanno ricevuto somme o beni dalla società nei due anni precedenti la messa in liquidazione (in questo caso, la responsabilità è legata a specifiche operazioni che hanno “svuotato” la società a danno dei creditori).
Quindi, il Fisco deve provare che i soci hanno “preso” qualcosa dalla società. L’onere della prova spetta all’Agenzia delle Entrate. Deve dimostrare che i soci hanno effettivamente beneficiato della distribuzione di utili o di altri valori aziendali, e che questo ha pregiudicato la capacità della società di pagare i debiti fiscali.
Cosa succede se il Fisco non notifica l’atto motivato?
Se il Fisco notifica direttamente una cartella di pagamento ai soci, senza il preventivo atto motivato che accerta la loro responsabilità, la pretesa è annullabile. Il socio può fare ricorso e ottenere l’annullamento dell’atto.
Cosa ha detto la Cassazione?
La sentenza n. 3625/2025 delle Sezioni Unite della Cassazione è fondamentale. Ha chiarito che:
- la normativa fiscale (articolo 36 del Dpr 602/1973) prevale sulla ricostruzione civilistica della “successione anomala” dei soci nei debiti della società estinta;
- il Fisco deve sempre notificare l’atto motivato per accertare la responsabilità dei soci, anche se vuole solo “precostituire” un titolo (cioè un atto di accertamento) da usare in futuro;
- non si possono ammettere “prassi” in cui il Fisco agisce direttamente contro i soci senza questo accertamento preventivo.
Cosa significa “successione anomala”?
Il concetto di successione anomala è stato elaborato dalla giurisprudenza (a partire dalle sentenze delle Sezioni Unite n. 6071, 6072 e 6073 del 2013). In sostanza, si ritiene che, con l’estinzione della società, i soci “succedano” nei rapporti giuridici che facevano capo alla società, inclusi i debiti. Tuttavia, la Cassazione ha chiarito che, in ambito fiscale, questa successione non è automatica e non esonera il Fisco dall’onere di provare la responsabilità dei soci.
Se i soci intervengono in un processo iniziato dalla società (poi estinta), ammettono automaticamente la loro responsabilità?
Le Sezioni Unite (sentenza n. 3625/2025) hanno chiarito che l’intervento dei soci in un processo, dopo l’estinzione della società, serve solo a dimostrare la loro legittimazione processuale (cioè il loro diritto a partecipare al processo), ma non implica alcuna ammissione di responsabilità per i debiti della società. La responsabilità patrimoniale è una questione diversa e deve essere accertata con l’apposito atto motivato previsto dall’articolo 36.